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10/05/2017 - PENSIONI, ANCORA RITARDI

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Le polemiche e i dibattiti sulla riforma delle pensioni proseguono ininterrottamente. Continuano i ritardi dopo l’approvazione della riforma che ha introdotto elementi di flessibilità alla legge Fornero, visto che alcune misure sarebbero dovute decollare il 1°maggio e ancora mancano i decreti e i regolamenti attuativi. In particolare si tratta dell’Ape sociale che dovrebbe dare la possibilità per determinate categorie, di lasciare il lavoro già a 63 anni. Tale assegno  è previsto per 4 categorie di persone ossia disoccupati senza più copertura economica da almeno 3 mesi; invalidi civili, con almeno il 74% di invalidità; lavoratori con parenti di primo grado disabili a carico; addetti ad attività usuranti per almeno 6 anni negli ultimi 7. Per queste categorie sono richiesti 30 anni di contributi e 36 per l’ultima categoria di lavoratori. Visto che la misura è di natura sperimentale per il biennio 2017-2018, questi ritardi stanno causando enormi disagi a tutti coloro avrebbero voluto presentare l’istanza. Tutto questo perché il decreto è bloccato e la data del primo maggio è passata. Ora, il Governo pensa di far slittare i tempi per la presentazione delle domande. Il punto è che se il regolamento non sarà sbloccato subito, tutti i tempi rischiano di saltare. Inoltre, va considerato anche che l’Inps avrebbe dovuto redigere entro settembre la prima graduatoria degli aventi diritto rispetto ai 300 milioni disponibili ( termine ormai saltato).

Anche la seconda misura ovvero l’Ape volontaria, che doveva partire il 1° maggio e che riguarda i lavoratori iscritti all’Inps e alle forme sostitutive di previdenza obbligatoria purché abbiano almeno 63 anni d’età e 20 di contributi, attraverso un prestito anticipato da una banca, non è ancora partita. Qui il ritardo è maggiore poiché il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri non è stato ancora inviato dal governo al Consiglio di Stato e poi serviranno altri tempi di attesa per le convenzioni con le banche e le assicurazioni. Anche questa misura è di natura transitoria e prevista fino al 2018.

Il Governo aveva presentato del resto, come precisato dal Consiglio di Stato, con  lo schema di regolamento, un ampliamento della categoria dei soggetti beneficiari inserendo anche coloro che non hanno diritto di conseguire alcuna prestazione di disoccupazione per mancanza degli indispensabili requisiti e gli operai agricoli, purché si trovino da almeno tre mesi in condizione di disoccupazione. In merito a questo punto, secondo il parere del Consiglio di Stato,mancherebbe una “copertura legislativa” sulla scelta del Governo di aver esteso l’Ape sociale anche agli operai agricoli e coloro che non hanno i requisiti Naspi e siano disoccupati perlomeno da tre mesi. Per poter estendere a questi soggetti la tutela, diventa necessario cambiare la norma.

Questi notevoli ritardi -afferma il Segretario Generale della Federazione Nazionale Agricoltura, Cosimo Nesci- non fanno altro che acuire le preoccupazioni di tanti italiani che vivono nell’ansia di comprendere le misure decise. Pertanto-continua il Segretario Nesci-ci auguriamo che si arrivi ad una soluzione in tempi brevi per poter affrontare al meglio la difficile situazione che ancora oggi vivono moltissimi lavoratori, poiché tutto questo rende anche difficoltoso il lavoro di assistenza e informazione del sindacato e degli operatori di patronato. E soprattutto- conclude il Segretario della F.N.A.- auspichiamo che il Governo, come richiesto dal Consiglio di Stato, intervenga per coprire il vuoto legislativo in tempi rapidi per permettere anche agli operai agricoli di beneficiare dell’Ape sociale.”

 

 

 

 

 

 

 

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