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22/12/2017 - UN AIUTO AGLI INVISIBILI

Finalmente anche il governo Italiano prende coscienza di un problema serio e delicato che interessa una platea enorme di cittadini che convivono con situazioni di non autosufficienza e di disabilità grave. È apprezzabile l’impegno di coloro i quali hanno contribuito con la passione e l’amore per chi soffre, alla realizzazione del fondo di assistenza. È positivo, che sia iniziato un percorso responsabile e sensibile mirato al riconoscimento giuridico della figura del CAREGIVER- ovvero colui o colei la quale si prende volontariamente cura e senza alcun onere economico di un proprio familiare.

Infatti, nella legge di bilancio, sono stati stanziati 60 milioni di euro per il prossimo triennio, come aiuto economico di sostegno alle famiglie che rientrano nella disposizione di legge.

È un passo importante, da apprezzare, che a nostro avviso, deve continuare l’impegno con l’obiettivo di mettere in campo tutte le misure necessarie per dare un giusto riconoscimento a chi sacrifica la propria vita per mantenere il familiare gravemente disabile nella propria abitazione, negli affetti e nel conforto amorevole per il mantenimento di uno stato psicologico ottimale.

Sarebbe auspicabile, che il Parlamento Italiano, possa prendere in  considerazione coloro i quali, devono combattere quotidianamente, per far convergere gli impegni di lavoro e l’assistenza del familiare con tutte le problematiche facilmente immaginabili.

Perché allora non augurarsi un’impostazione pensionistica che possa accompagnare l’uscita anticipata  dal lavoro per tutti i soggetti dipendenti con la cosiddetta quota 100, (come previsto dall’ex Ministro del Lavoro  Cesare Damiano) ovvero 40 anni di contributi e 60 anni di età    oppure  62 anni di età e 38 di contributi per coloro i quali documentano un disabile grave in famiglia che assistono da almeno dieci anni. Basti pensare che da ricerche effettuate, i soggetti che si dedicano all’assistenza familiare in modo continuativo, hanno una aspettativa di vita ridotta e fortemente limitata per le evidenti difficoltà organizzative per la gestione della quotidianità. Ecco allora, che dobbiamo con forza sperare che gli addetti ai lavori, dimostrino ancora una volta, di avere il cuore sensibilmente aperto alla comprensione di quanto delicato e complesso sia la gestione di un malato totalmente dipendente dagli altri nel proprio ambito familiare. Speriamo possa realizzarsi quanto descritto, perché il nostro è un grande Paese, con l’immagine di una Nazione forte, aperta, solidale e in sintonia con i suoi cittadini, soprattutto verso coloro i quali non hanno voce: gli invisibili.

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