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09/08/2019 - LEGGE CAPORALATO NON OPERATIVA AL 100%

Tutt’oggi, in Italia i lavoratori agricoli non godono dei diritti garantiti da un regolare contratto e dalla legge, come periodi di ferie o malattia. Infatti, il 60 per cento di coloro che lavorano sotto caporale non ha accesso ad acqua o servizi igienici.

Il nostro legislatore con la Legge 199 del 2016 per il contrasto al caporalato riscrive il reato, con la possibilità di condannare e contrastare il fenomeno dello sfruttamento dei lavoratori ma su molti punti rimane incompleta.

A seguito della rimodulazione delle misure di contrasto al caporalato risultano in netto aumento le denunce in questo campo senza però avere un seguito effettivo nelle aule giudiziarie.

La FNA, che ha da sempre cercato di sensibilizzare il nostro territorio su questo tema, rappresenta il volto dei lavoratori della terra. In agricoltura “il valore primordiale, il più concreto, è innanzitutto la terra: la terra che deve assicurare il pane e, sopra ogni cosa, la dignità” e ai lavoratori della terra questa dignità deve essere garantita.

Infatti la FNA avendo preso parte ai tavoli di stesura dell’art. 10 della l. 199/2016, ha sempre sollecitato la necessità di una regolamentazione attuativa e più puntuale della stessa. Non bisogna lasciare margini interpretativi troppo ampi alla magistratura e agli organi deputati a vigilare.

Ad oggi, questa legge ha permesso soltanto di ampliare la punibilità del reato anche nei confronti del datore di lavoro e non solo del caporale; non esiste un piano di intervento per la sistemazione logistica e il supporto dei lavoratori da parte delle autorità coinvolte nella vigilanza e nella tutela delle condizioni di lavoro nel settore agricolo, che avrebbe dovuto essere adottato entro 60 giorni dall’entrata in vigore della L. 196/2016.

Risultano operativi solo alcuni tavoli tecnici in materia di vigilanza, alloggi, trasporti, rete del lavoro agricolo e collocamento le cui proposte non hanno però ancora trovato un momento di sintesi nel tavolo generale e dunque, nessuna attuazione. Infatti, nei territori a maggiore specializzazione agricola vi è una limitata presenza di strutture ospedaliere, luoghi di cura e servizi socio assistenziali.

Quello che si è registrato finora è, quindi, un impegno sulla carta che non si è ancora tradottoin azioni concrete che siano in grado di porre limiti al degrado e allo sfruttamento e che diano il via ad un processodi inclusione reale e tangibile capace di generare ricadute positive a beneficio di tutto il territorio.

 

Nell’attuale fase di crisi globale dell’economia e di recessione a livello nazionale, la FNA ritiene e sollecita le istituzioni, ancora una volta a voler focalizzare l’attenzione sui punti di forza del sistema Italia e quindi sull’occupazione che possa rendere libera e dignitosa la vita di chi presta lavoro in condizioni di precarietà come quelle in cui, spesso, il lavoratore “agricolo”, da sempre cardine e traino del sistema produttivo ed economico nazionale, versa.

 

 

Il Segretario generale

                   Cosimo Nesci

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