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27/10/2020 - DAI “RISTORI” NESSUNO ESCLUSO

Il DPCM firmato il 24 ottobre scorso sancisce nuove restrizioni anti Covid in vigore fino al prossimo 24 novembre e che vedono, tra le altre misure, la chiusura al pubblico dalle 18 per bar, ristoranti, pub, gelaterie e pasticcerie, consentendo il consumo al tavolo per un massimo di quattro clienti, tutti conviventi.  Permessa dalle 18 in poi invece la ristorazione con consegna a domicilio, fino alle ore 24, così come la ristorazione con asporto con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze. Le attività dei servizi di ristorazione saranno consentite dalle 5 di mattina.

Lo stop alle 18 per la ristorazione così disposto, ha già effetti diretti sull'intera filiera agroalimentare, un così drastico crollo dell’attività di ristorazione pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco e addirittura per alcuni settori come quello del vino la ristorazione e il consumo fuori casa rappresentano i maggiori canali di business. Lo stesso potenziamento dello smart working riduce drasticamente il lavoro di tutti quei locali pubblici che sulla pausa pranzo hanno fissato il loro investimento maggiore.

Pranzi, cene, aperitivi e colazioni fuori casa prima della pandemia rappresentavano una buona fetta sul totale dei consumi alimentari degli italiani, che ora l’emergenza in corso corre a limitare.

Nell’attività di ristorazione sono coinvolte centinaia di migliaia di attività tra bar, mense e ristoranti, oltre a migliaia di industrie alimentari e aziende agricole, quale parte della filiera atta a garantire le forniture alimentari e ad assicurare quasi 4 milioni di posti di lavoro.

Un impegno quotidiano senza sosta quello dell’approvvigionamento alimentare che già durante la prima ondata della pandemia è stato fondamentale per non far mai mancare il cibo sugli scaffali e nelle dispense delle famiglie.

Con l’attuale emergenza l’invito è di privilegiare i prodotti Made in Italy, duramente colpiti dalla chiusura anticipata alle 18,00 della ristorazione i cui effetti negativi si ripercuoteranno a cascata sull’agroalimentare nazionale. Si stima già una perdita di fatturato di oltre un miliardo per le mancate vendite di cibo e bevande nel solo mese di applicazione delle misure di contenimento.

Le restrizioni alle attività così previste devono prevedere un adeguato sostegno economico che coinvolga anche tutta la filiera agroalimentare nazionale, prima ricchezza del nostro Paese e traino per l’intero sistema economico con il Made in Italy. Sono previsti aiuti a fondo perduto per le imprese che saranno più colpite da queste nuove misure, ma non è chiaro se a beneficiarne saranno anche le aziende agricole.

La salute pubblica deve restare una priorità assoluta, ma senza essere miope di fronte alle conseguenze economiche che ne conseguiranno e che investiranno tutta la filiera agroalimentare dalla quale il settore ristorazione si sostiene.

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