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13/01/2021 - VACCINO COVID-19. RICONOSCERE PRIORITÀ ANCHE AL COMPARTO AGROALIMENTARE

Il lavoro nei campi o nell’industria della trasformazione alimentare si trova spesso in posizione di vulnerabilità anche sanitaria, oltre ad essere la produzione di cibo un servizio essenziale di cui tutti beneficiamo, motivi questi per riflettere sulle priorità da riconoscere al settore nel calendario vaccinale.

Il 2020 si è concluso con l’inizio della campagna di vaccinazione di massa anti-Covid 19, quasi da sembrare un evento di scongiuro per allontanare lo sfavorevole anno appena trascorso.

Secondo il sito Our World in Data, le cui fonti sono i ministeri della Salute dei vari Paesi, l'Italia è il primo Paese nell'Unione Europa per numero di vaccinazioni contro il Covid e all'ottavo posto nella classifica mondiale, con oltre 320 mila somministrazioni finora effettuate.

Tra le categorie indicate in questa prima fase, la maggior parte dei vaccini sono andati agli operatori sanitari e socio sanitari, ma anche agli operatori non sanitari e agli ospiti delle Rsa.

Dato per assodato che non è fisicamente possibile vaccinare tutti nello stesso momento, è anche vero che per una ordinata ed efficace campagna vaccinale è necessario definire categorie prioritarie. E sacrosanta è la stessa uguaglianza umana in nome della quale ognuno potrebbe avanzare la pretesa di essere vaccinato per scongiurare il rischio di contagio.

Il dibattito è vivo e pregno di tematiche etiche, ma se è unanime la decisione di privilegiare il personale medico, sanitario e gli operatori delle rsa, altrettanto prioritario è senza dubbio dare precedenza alle persone che svolgono una funzione di utilità sociale rilevante per il Paese. Tra questi non dobbiamo dimenticare i lavoratori impegnati nel settore primario e nella trasformazione di prodotti alimentari. Il comparto, che mai si è fermato durante la pandemia, assicurando le scorte di cibo anche nei momenti più difficili del lockdown, ha riscontato numerosi casi di positività. Per questo, al pari di insegnanti e forze dell’ordine, agricoltori, allevatori e lavoratori dell’industria alimentare, che non possono lavorare da remoto, dovrebbero essere in cima alla lista delle categorie a cui garantire il vaccino in tempi rapidi.

Al momento l’AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco ha autorizzato l’uso in Italia del vaccino sviluppato dalla Pfizer-Bionthec, diffuso anche in Europa e America, e di quello sviluppato da Moderna.

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