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25/11/2025 - 25 NOVEMBRE: GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE.

Parlare di violenza di genere significa guardare in faccia una realtà che attraversa la nostra società in modo profondo e strutturale. Non riguarda “gli altri”, non è un episodio privato, non è un fatto isolato: riguarda tutti noi. La violenza nasce, cresce e si alimenta dentro una cultura che normalizza il possesso, giustifica la gelosia, minimizza il controllo, colpevolizza chi subisce.

I numeri del 2025: una realtà che non possiamo ignorare

I dati più recenti ci ricordano quanto il fenomeno sia diffuso e radicato:

  • 6,4 milioni di donne hanno subito violenze fisiche o sessuali nel corso della loro vita.
  • Il 63,8% degli stupri è commesso dal partner o dall’ex partner: il pericolo non arriva “da fuori”, ma da chi avrebbe dovuto amare e proteggere.
  • Aumentano i casi tra le giovanissime, un campanello d’allarme che segnala relazioni segnate da controllo, possesso e dinamiche tossiche già in adolescenza.
  • Crescono la consapevolezza e le richieste di aiuto: un segnale positivo, che però ci pone una responsabilità altrettanto grande.

Dietro ogni percentuale c’è una storia interrotta, un trauma, una vita cambiata per sempre. Comprendere il fenomeno significa riconoscere la sua natura sistemica: non è un insieme di casi isolati, ma il risultato di squilibri culturali, sociali e relazionali che continuano a ripetersi.

Proteggere le vittime: un’urgenza quotidiana

Quando una donna trova la forza di chiedere aiuto, il sistema deve essere pronto a rispondere.
Protezione significa:

  • garantire un supporto immediato, come il numero 1522 attivo 24 ore su 24;
  • offrire l’accesso a centri antiviolenza e case rifugio capaci di accogliere e guidare in sicurezza;
  • assicurare misure di protezione rapide ed efficaci;
  • formare le forze dell’ordine, gli operatori sanitari, gli insegnanti, gli assistenti sociali;
  • costruire reti territoriali solide, che non lascino nessuna donna da sola nel momento più difficile.

La protezione non è solo un intervento d’emergenza: è un percorso complesso, fatto di ascolto, sostegno psicologico, accompagnamento legale, autonomia economica.

La prevenzione parte dalla cultura: educare per cambiare

Non basta intervenire quando la violenza è già esplosa: bisogna evitarla prima che accada.
Il luogo più potente dove farlo è la scuola.

Educare al rispetto, alla parità e al consenso non significa “invadere la sfera privata”, ma insegnare ai giovani a costruire relazioni sane, equilibrate, non basate sul dominio. Significa:

  • parlare di educazione sessuo-affettiva, ancora troppo assente;
  • insegnare il rispetto dei corpi e dei limiti;
  • chiarire che il consenso deve essere esplicito, continuo, libero;
  • decostruire stereotipi di genere radicati che generano disuguaglianze e, alla lunga, violenze.

La prevenzione non è uno slogan: è l’unica strada per un cambiamento reale.

Un problema sociale, non privato

Dire “è un fatto privato” significa nascondere il problema sotto il tappeto. La violenza contro le donne non riguarda solo chi la vive: riguarda la società intera.

Dipende dal modo in cui educhiamo, giudichiamo, parliamo, rappresentiamo. Dipende dalla nostra capacità di riconoscere i segnali, di non voltare lo sguardo, di non minimizzare. Serve ascolto. Serve coraggio. Serve una responsabilità condivisa.

Se vivi una situazione di pericolo chiedere aiuto non è un segno di debolezza: è un atto di forza.
Non devi farcela da sola.

📞 1522 — numero antiviolenza e stalking
Attivo 24/7, gratuito, anonimo.
Ti ascolta, ti orienta, ti accompagna.

La violenza contro le donne non è inevitabile. È un fenomeno che possiamo e dobbiamo fermare, insieme.
A partire dalle parole. A partire dai gesti. A partire da oggi.

 

 

 

 

 

 

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