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29/03/2017 - UNITI CONTRO IL CAPORALATO. LEGGE 199/2016 E I SUOI LIMITI APPLICATIVI

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La stesura del testo della legge per il contrasto al “Caporalato”, la n. 199/2016, ha visto presente la FNA alle audizioni di Camera e Senato cui ha sottoposto delle piattaforme contenenti le proprie perplessità ed alcuni suggerimenti che sono stati parzialmente accolti dall’art. 10 della stessa.
In particolare, nel corso dell’audizione in Commissione Agricoltura e Produzione Agroalimentare del Senato della Repubblica del 24 febbraio 2016 sui disegni di Legge 2217 e 2119, si è depositato un documento che conteneva, oltre ad una analisi puntuale del fenomeno, un importante spunto di riflessione circa la reintroduzione di contratti di riallineamento retributivo.


In merito a tale punto, la FNA accoglie con favore l’introduzione dell’art. 10 che prevede la possibilità, per le aziende sane e i lavoratori, di poter attivare un processo che regolamenti un’offerta lavorativa concordata e mediata, consentendo agli uni di abbattere i costi di produzione in un momento di grave crisi del comparto, e agli altri di prestare la propria opera lontani dalla sfera di influenza dalle agro mafie. Considerato lo scenario giuridico prospettatosi, quindi, la FNA ritiene che questa sia la strada da battere per dare la giusta evidenza alla piaga del lavoro nero in agricoltura.
La FNA si è impegnata a dare nuova vita al meccanismo concernente il riallineamento retributivo attraverso un notevole e concreto apporto alla formulazione del postulato dell’art.10 della legge199/2016; eppure la FNA è pienamente cosciente che la meta da raggiungere sia ancora lontana in quanto, ad oggi, la disciplina è monca delle direttive attuative sia da parte del Ministero del Lavoro, sia da parte del Ministero dell’Agricoltura, nonché dell’I.N.P.S.


La FNA confida fermamente nell’istituto del riallineamento retributivo che, se utilizzato correttamente, è in grado di fornire agli imprenditori agricoli onesti uno strumento di abbattimento dei costi della manodopera e di permettere la regolarizzazione di rapporti di lavoro altrimenti relegati a zone grigie.
Pur apparendo paradossale che un’organizzazione sindacale rappresentante i lavoratori agricoli possa sostenere gli imprenditori, in questo difficile quadro socioeconomico questa si profila come unica via per avere ancora lavoratori i quali diritti vengano riconosciuti e tutelati.


Abbiamo la convinzione che la mission del sindacato (unitamente a tutte le istituzioni) sia quella di sottrarre alle agro mafie l’humus di cui esse si nutrono. Troviamo dunque necessario incentivare le emersioni dal lavoro nero attraverso meccanismi di premialità rivolti alle imprese delle “white list” , sostenendole così nella difficile opera di competizione con quelle imprese che, al contrario, utilizzano i “nuovi schiavi”, e che quindi godono ingiustamente della possibilità di immettere nel mercato produzioni agricole, anche di pregio, a costi irrisori rispetto a chi opera in osservanza delle regole.
Un ulteriore plauso è rivolto all’inasprimento delle pene che certamente incarnerà un valido deterrente per coloro i quali operano nell’ illegalità, ma che da solo non basterà ad affrontare un problema che è frutto di miseria, povertà, ignoranza, disperazione e purtroppo sopraffazione.


Un uomo che non ha di che sfamare i propri figli è un uomo in catene, disposto a piegare la testa al “caporale” pur di potere soddisfare i bisogni primari dei propri figli e disposto a svendere la propria dignità di uomo pur di sostentare i propri cari. La tratta di esseri umani, come quella degli schiavi deportati nelle Americhe, che indigna le nostre coscienze se descritta ed allocata temporalmente nel passato, ci lascia indifferenti nelle piazze del Mezzogiorno dove ci si “scanna” per essere reclutati con una paga da fame, per essere trasportati su rottami quattro ruote, per essere umiliati con lavori pesantissimi che durano dall’alba al tramonto, e il tutto per una paga da miseria. Ci guadagnano in molti su queste braccia spezzate dall’indifferenza: ci guadagnano i caporali, le organizzazioni criminali, ci guadagnano gli imprenditori senza scrupoli e purtroppo alcune volte anche i padri di famiglia che, se vogliono tirare avanti ed essere competitivi sul mercato, si trovano costretti a turarsi il naso per non sentire la puzza di carogna che si leva da certi individui.
La FNA, nonostante tutto, continuerà ad impegnarsi senza riserve , mettendoci la faccia dei propri dirigenti sempre più esposti e sempre più presenti nelle realtà in cui il commercio di esseri umani è oramai abitudine consolidata.
Pertanto, intendiamo garantire la presenza dei nostri migliori uomini e donne al fine di arginare un fenomeno che sta seriamente ipotecando la nostra idea di libertà.
Ci auspichiamo, inoltre, un’ affluenza maggiore di uomini che possano candidarsi a divenire attori della rete agricola di qualità, in un processo inclusivo di grande valenza politica. In particolare riteniamo che gli enti bilaterali, costituti dalle organizzazioni datoriali e di lavoratori in agricoltura, certamente avvertiranno l’esigenza di essere partecipi attivi in una mission che si prefigge di contrastare il fenomeno del lavoro nero nel settore.
Siamo fortemente convinti, in aggiunta, che le forze dell’ordine debbano essere parte attiva nella repressione di questi reati esecrabili ma, perché ciò avvenga, esse necessitano del supporto di una spinta innovatrice che si accosti alla problematica con umanità.


Alla luce di quanto detto, la FNA si impegna a:

  • incalzare il Governo o gli Enti preposti affinché la “Legge Anti-Caporalato” trovi piena attuazione e non rimanga un mero elaborato giuridico;
  • collaborare, anche tramite i propri responsabili presenti nelle sedi comunali (INFOPOINT) dislocate sul territorio provinciale, nel fornire informazioni ai lavoratori stagionali agricoli in materia contrattuale, previdenziale e assistenziale;
  • fornire ai lavoratori agricoli stagionali il supporto per la gestione delle criticità connesse alla richiesta di documentazione necessaria al fine dell’inserimento nel mercato del lavoro, nonché, d’intesa con i servizi competenti del lavoro, al rafforzamento, attraverso intese o patti di responsabilità tra i soggetti coinvolti nella filiera, dei flussi di comunicazione relativi all’impiego dei lavoratori agricoli stagionali;
  • invitare i lavoratori stagionali agricoli ad iscriversi nelle liste di prenotazione in agricoltura dei Centri Territoriali per l’Impiego, anche mediante la collaborazione di Associazioni impegnate nel settore per ogni ulteriore forma di assistenza e mediazione anche linguistica;
  • fornire in loco, nei limiti della disponibilità, strumenti tecnologici per ottimizzare la circolarità delle informazioni a supporto degli sportelli mobili collocati da parte dei Centri per l’Impiego;
  • segnalare tempestivamente agli Organismi preposti (referenti provinciali delle Forze di Polizia) ogni situazione di irregolarità che dovesse essere riscontrata anche indirettamente.

Tutto ciò premesso, la FNA, consapevole dell’emergenza di una soluzione al fenomeno del “Caporalato” e partecipe attiva come dimostrato nell’elaborazione dell’art.10 della legge 199/2016, rinnova il proprio impegno con coraggio e caparbietà nella lotta contro il lavoro irregolare, proponendosi di attuare a pieno titolo le linee guida che vorranno proporre gli Enti competenti, al fine di tutelare le vittime di un settore, quello dell’agricoltura, afflitto dalla consuetudine in materia di sfruttamento e sopraffazione.

Il Segretario Nazionale Generale FNA
F.to Cosimo Nesci

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