All'ExpoImpresaDonna, la mostra-convegno nazionale sull'imprenditoria femminile promossa a Roma dal Comitato per l'imprenditoria femminile della Camera di Commercio di Roma e da Bic Lazio, è emersa la fotografia dell'imprenditoria in rosa nel settore rurale del Lazio. Uno zoccolo duro stabile nei numeri, con il 33% delle imprese agricole gestite da donne, ma aperto al cambiamento dei ruoli imprenditoriali e all'innovazione delle forme di commercializzazione e sviluppo territorio. Rispetto al Pil da primato registrato a Roma “il comparto agricolo tiene e si stabilizza - ha precisato la ricercatrice del Censis Ester Dini - ma esprime un forte potenziale di sviluppo legato alla multifunzionalità dell'agricoltura a cui le imprenditrici del settore guardano con attenzione, anche in vista del nuovo Piano di sviluppo rurale (Psr)”. Nel Lazio il comparto si caratterizza per l'alto numero di ditte individuali, piccole imprese, frammentazione della superficie agricola; tutti elementi che spesso escludono l'accesso ai finanziamenti per attività labour-intensive. “Con le leggi regionali e il tutoraggio - ha detto la rappresentante di Bic Lazio Daniela Terrinoni - cerchiamo di incentivare l'avvio di imprese, il ricambio generazionale e l'innovazione nei servizi. Normalmente la commercializzazione è l'area più critica per le piccole imprese, ma questa nota dolente non si riscontra nelle aziende agricole in rosa nel Lazio. Le imprenditrici del territorio, con forte scolarizzazione, hanno ormai l'appannaggio delle produzioni biologiche e con certificazione di prodotte e ci chiedono ulteriori corsi di formazione sulla sicurezza alimentare e la crescita della qualità produttivà”. La rappresentante del tavolo dell'imprenditoria femminile della Camera di Commercio di Roma, Sabina Granieri, punta con convinzione sulla multifunzionalità come “trampolino di lancio” dell'impresa agricola: “A Bruxelles l'agricoltura è un comparto economico considerato fondamentale, da noi il settore deve ancora acquistare la giusta visibilità. Con la multifunzionalità, le imprenditrici potranno mettere in rete l'esperienza di produttori e artigiani locali per ottenere economie nella formazione degli addetti e nella trasformazione, commercializzazione e distribuzione dei prodotti tipici che, di fatto, sono ambasciatori nel mondo del territorio di provenienza e del Made in Italy”.