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23/05/2006 - No ai pesticidi nel piatto

Il rapporto di Legambiente “Pesticidi nel Piatto 2006” é l’indagine annuale che raccoglie ed elabora i risultati delle analisi, realizzate dai laboratori pubblici di Asl, Arpa e Istituti Zooprofilattici italiani, sui residui di pesticidi nei prodotti ortofrutticoli italiani. Aumentano i campioni regolari senza residui di quasi il 5% rispetto allo scorso anno e diminuiscono, quelli irregolari. La situazione non migliora, però, per il 46% dei campioni di frutta esaminata. «Il miglioramento, anche se lieve, delle analisi – dichiara Francesco Ferrante, direttore di Legambiente - dimostra come anche grazie alle nostre insistenti denunce, sia aumentata negli anni la sensibilità delle istituzioni e dei consumatori, ma soprattutto degli operatori del settore e delle associazioni agricole che hanno fortemente contribuito a ridurre l’uso della chimica in agricoltura. Però – riprende Ferrante – permane un grave buco normativo per il quale chiederemo alle associazioni agricole e dei consumatori di contribuire ad un nuovo testo di legge che consideri i multiresidui e i loro effetti sull’organismo umano a partire da quello dei bambini, visto che anche nuovi e rigorosi studi dimostrano la loro maggiore sensibilità agli effetti sanitari dei pesticidi». Pertanto occorre citare uno studio recente condotto dal gruppo di lavoro Arpa-Apat-Appa Fitofarmaci, insieme ad altri 16 laboratori in tutta Italia, sul contenuto di pesticidi in un pranzo-tipo, dal quale si evince che 39 pranzi sui 50 analizzati contengono da un minimo di 2 a un massimo di 10 residui. Dai calcoli sulla quantità dell'ingestione giornaliera di fitofarmaci da parte dell’essere umano, è risultato che nei casi peggiori un bambino assume fino al doppio della dose giornaliera tollerabile stabilita dall'Unione Europea. Sofia Parente, coordinatrice del Pesticide Action Network Europe di Londra ha così ricordato: «l'Italia non si è ancora dotata di un piano di riduzione dell'uso di pesticidi. E' questo uno degli obiettivi del PAN Europe, di cui Legambiente è membro effettivo, e con il quale cercheremo di mettere in atto delle azioni in questo senso, come già accade in molti paesi europei». Dai dati forniti dall’Arpa della regione Campania spiccano i casi più eclatanti: un’arancia con ben dieci principi attivi contemporaneamente, due mele rispettivamente con otto e sette residui e due campioni di pere con sei e sette residui. Tra le verdure si distingue un peperone con sette residui e una zucchina con tre principi attivi tra cui un componente del Ddt, sostanza vietata ormai da molti anni. Tra i campioni dichiarati “fuori legge” invece, sono stati scoperti sette loti tutti irregolari per superamento del limite ammesso di Dimetoato, pesticida cancerogeno per l’uomo. «Da questi dati emerge anche una grande differenza di metodi di prelievo e analisi condotte nelle diverse regioni – dichiara Rina Guadagnino, responsabile scientifica agricoltura di Legambiente - Questo indica la necessità di far adottare a tutte le istituzioni addette il medesimo protocollo, come peraltro già previsto dal un decreto del 1992, affinché la fonte diventi sempre più affidabile e diminuiscano le disparità tra laboratori».

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